World Emoji Day
C’è chi le utilizza ogni giorno, chi di più, chi meno, chi ne abusa e non ne può proprio fare a meno e chi invece le detesta. Stiamo parlando delle emoji, quelle piccole e buffe faccine che ormai sono diventate le protagoniste indiscusse dei canali di comunicazione digitali. Oggi, 17 luglio, in tutto il mondo si celebra il World Emoji Day, un’intera giornata dedicata proprio a questi simpatici smile.
Ideato nel 2014 da Jeremy Burge, fondatore di Emojipedia (il sito che raccoglie e cataloga tutte le emoji), il World Emoji Day ha l’obiettivo di celebrare ogni singola emoji e di promuovere il loro utilizzo, cercando di diffondere il senso di gioia ad esse associato.
Storia delle emoji
Spesso confuse tra loro, le emoji sono in realtà l’evoluzione pittografica delle vecchie emoticon, le faccine stilizzate riprodotte grazie alla combinazione dei segni di punteggiatura diversi.
Se la nascita delle emoticon risale al 1979, le emoji si pensa abbiano fatto la loro comparsa verso la fine degli anni ‘90 in Giappone. Alcune teorie attribuiscono la nascita delle emoji al signor Shigetaka Kurita, un dipendente della azienda di telecomunicazioni Docomo, che vista la mole di immagini che gli utenti si scambiavano via sms, decise di tradurre questa tendenza in simpatiche faccine, che potessero esprimere gli stati d’animo delle persone.

Alcuni invece sostengono che il primo set di emoji, composto da 172 immagini da 12 x 12 pixel, venne creato direttamente dall’azienda di telefonia SoftBank. Utilizzate inizialmente solo dagli utenti giapponesi, la vera rivoluzione che segnò l’ascesa delle emoji, arrivò però nel 2008, quando il CEO dell’azienda giapponese convinse casa Apple ad introdurle nel suo nuovo dispositivo: l’iPhone. Il successo fu immediato e qualche anno dopo, nel 2011, l’azienda di Steve Jobs decise di estendere la tastiera delle emoji su tutti i suoi device con la quinta versione di IOS, facendole così approdare in tutto il mondo.
Apple però non fu l’unica responsabile di questa repentina popolarità. Un anno dopo l’introduzione di IOS 5, intervenne Unicode, che iniziò immediatamente a mappare e standardizzare le emoji tra i diversi dispositivi, piattaforme e sistemi operativi. È grazie all’Unicode se oggi possiamo vedere l’emoji del fantasmino inviata da iPhone su Facebook oppure quella del pollice in su di Android su iMac.
Un lingua per tutti
Emoticon ed emoji, come dicevamo, hanno ormai invaso qualsiasi tipo di chat diventando sempre più un vero e proprio linguaggio universale. Alcuni di questi simboli sembrerebbero infatti comprensibili per ogni lingua e cultura del mondo, permettendoci così di comunicare con chiunque. Ovviamente non è ancora possibile intrattenere conversazioni complesse o ufficiali ma pian pian queste buffe immaginette stanno andando in qualche modo a sostituire completamente le parole.
Tant’è che gli esperimenti a riguardo sono tantissimi: Babbel in occasione del World Emoji Day 2020 ha deciso di introdurre una guida all’uso e al significato di determinate emoji, che in alcune culture hanno significati completamente diversi. Le manine che applaudono nei paesi occidentali sono il simboli di elogi e congratulazioni, in Cina invece corrispondono a fare l’amore. Allo stesso modo in Brasile e in Turchia, l’emoji OK è considerato un vero e proprio insulto ed equivale al dito medio, mentre in Giappone viene utilizzato per rappresentare il denaro. Assurdo vero?
Nonostante alcune differenze, le famose faccine sono sempre più frequenti nella comunicazione di tutti i giorni. Utilizzate da grandi e piccoli, per sottolineare un determinato stato d’animo o per enfatizzare un concetto all’interno di una frase, le emoji dobbiamo ammetterlo, semplificano la comunicazione: sono immediate, universalmente comprese e in grado di abbattere le barriere linguistiche e generazionali.
Per concludere vi lasciamo la Top 5 delle emoji più utilizzate nel 2020, rilasciata da poco dal sopracitato sito emojipedia😉
